Alta velocità, i numeri cantano il de profundis

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I numeri sono più chiari delle parole, limpidi come un lago senza fango e perciò su alta velocità, stazione Medioetruria, freccerosse, bacini di utenza, è oltremodo utile scavare nelle cifre, senza farsi incantare dai discorsi roboanti che furoreggiano nel paese di “acchiappacitrulli”.

Poche chiacchere! Ai cittadini preme che i servizi funzionino, che abbiano un costo ragionevole e che non producano sbilanci, ergo diamo un’occhiata a questi benedetti numeri.
Secondo recenti notizie di stampa, nel 2021 il famoso Frecciarossa che parte da Perugia e che ferma anche a Terontola di Cortona, è costato 2,26 milioni di euro, mentre i ricavi si sono fermati a 400 mila euro. La perdita del servizio è quindi pari a 1,86 milioni di euro. Nel 2022, complici anche gli aumenti dei costi per l’energia, lo squilibrio rischia di essere più alto. Tutto questo a fronte di una media di 76 passeggeri a tratta.
Chi paga? Qualcuno paga, visto che alla fine i conti devono tornare in pari.
In un mondo normale una cosa di questo tipo verrebbe giudicata poco ragionevole e viene da domandarsi se vi sia un senso in tutto questo. Dal punto di vista economico no e nemmeno, lasciatemelo dire, dal punto di vista sociale. Come dice qualcuno paghiamo più il valore simbolico dell’iniziativa che non la sua efficienza pratica. Lo stesso valore simbolico che portò le massime autorità locali e regionali, a un’ora antelucana, a celebrare la fermata del Frecciarossa alla stazione di Terontola come se partisse la crociera inaugurale del Rex.
E che dire del dibattito apertosi sulla stazione Medioetruria? Anche questo rischia di fare a pugni con i numeri? Che una stazione dell’alta velocità sia importante non ci piove. A tutti piacerebbe avere a un tiro di schioppo un treno superveloce. Ma siccome si chiama alta velocità il super treno non può fermarsi a ogni angolo e per giustificarlo ci vogliono i numeri che, tradotto in italiano, significa utenti. Ecco perché diventa decisivo il così detto bacino di utenza, più è grande, più crescono le possibilità di una fermata.
Per la stazione Medioetruria, che dovrebbe riguardare Toscana meridionale e provincia di Perugia, alcuni studi parlano di un bacino di 5 milioni di utenti potenziali (più degli abitanti dell’intera Toscana e Umbria messi insieme). Com’ è possibile raggiungere queste cifre se i residenti dell’ambito sono “solo” 900mila? Presto detto, a questi vanno aggiunti i 4 milioni di visitatori che annualmente soggiornano tra Arezzo, Siena, Perugia e zone limitrofe.
Ergo, ci sarebbero quasi 5 milioni di potenziali utenti. I numeri tornano, però lo studio non ci dice quanti potrebbero essere i fruitori realmente interessati.
E poi toglietemi una curiosità, una volta arrivati alla stazione quei milioni di turisti come raggiungerebbero le loro destinazioni? Dico questo perché non credo che troverebbero particolarmente stimolante un soggiorno alla stazione di Rigutino o quella di S. Caterina (Farneta), per citare due posti dove le amministrazioni locali vorrebbero realizzare la famosa stazione.
Ognuno ha il diritto di dire quel che pensa, comprese le bubbole. Forse però sarebbe utile ragionare su altre cose. Per esempio i soldi del PNRR potrebbero essere utilizzati per sistemare le strade regionali e provinciali che ormai sono inadeguate per i volumi di traffico, per abbattere i tempi di percorrenza ferroviaria verso Firenze e Roma, per migliorare l’offerta integrata dei collegamenti regionali con i treni ad alta velocità, per risolvere l’annosa questione dei pendolari. Cose piccole, a confronto di una mega stazione, ma che servano a tutti. E con questo vi saluto.

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Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.