Evviva il Natale

. Inserito in #madecheseragiona

Secondo alcune credenze il prurito al naso indica l’approssimarsi di problemi. non so se sia vero, però è certo che se mi prude il naso vuol dire che sono arrabbiato.

Ultimamente mi è capitato quando a Bruxelles qualche “cervellone” ha pensato che per una comunicazione istituzionale inclusiva è bene evitare ogni riferimento a «genere, etnia, razza, religione, disabilità e orientamento sessuale» ergo ogni riferimento al Natale, ma anche di «non usare nomi propri tipici di una specifica religione» quali Giovanni o Maria. Per correttezza occorre dire che quella proposta è stata poi ritirata.
Rimane però il pregiudizio “ideologico” per cui in una società aperta sia necessario, come espressione di tolleranza, negare la propria cultura fino al punto di obliarsi. Che è come dire per non mettere a disagio l’ospite me ne vado di casa.
Ma quello che mi fa prudere di più il naso è che in questa controversia i difensori dell’identità (culturale), della storia, della tradizione (nella sua parte migliore) si ritrovino sempre da una parte politica sola. È una cosa che mi fa incazzare come una bestia, perché so perfettamente che la maggioranza della gente che vota a sinistra non vuole abolire i nomi di Maria, Giuseppe e Giovanni il Battista e tantomeno il Natale.
Io mi domando perché dobbiamo vergognarci di essere quello che siamo? Se l’Occidente è terra di libertà e di tolleranza lo si deve anche al fatto che alle nostre spalle abbiamo un passato di sacrifici, lotte e anche, benché la parola faccia storcere il naso, rivoluzioni (non solo quella d’Ottobre, c’è stata anche la rivoluzione francese e prima ancora quella Inglese).
Per questo non mi convince che per riaffermare quelle conquiste occorra essere rinunciatari, acquiescenti e sottomessi a culture e tradizioni diverse, che rispetto, ma che talvolta entrano in contrasto con quei valori universali di libertà, eguaglianza, spirito critico che contraddistinguono la cultura occidentale. Non è mai esistito “che dalla repressione di noi stessi possa nascere la libertà degli altri”.
Sarò ingenuo, ma stento a capire il motivo per cui la parte progressista di questo paese provi reticenza, quasi un imbarazzo a prendere posizione su certi argomenti. Io non mi vergogno a dire, come disse un tempo Benedetto Croce, che “non possiamo non dirci cristiani”, poi ognuno lo declini come detta la sua coscienza.

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Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.