Arte e storia versus piscina e mojito: non c'è partita

. Inserito in #madecheseragiona

Se volete impiegare con dilettevole profitto un paio d’ore del vostro tempo, vi consiglio una sosta al Museo della Pieve di San Giuliano a Castiglion Fiorentino. Io ci ritorno sempre volentieri così come, ugualmente di buon grado, me ne vado spesso in giro per le sale della Pinacoteca Comunale.

Sarò forse compulsivo, ma non mi stanco mai di visitare i musei castiglionesi, perché là dentro ritrovo ogni volta la storia, mai la stessa e sempre con sfumature diverse.
Vi confesso che tra tutte le cose in mostra prediligo i reperti medioevali, forse perché, essendo un «municipalista non fazioso» riconosco che nei ritrovamenti etruschi e romani siamo indietro in classifica. Ma nel medioevo no! Nel medioevo combattiamo ad armi pari, perché è nel medioevo che Castiglion Fiorentino visse la sua epoca d’oro. Un periodo durato poco più di due secoli, ma che ha lasciato tracce indelebili non solo nella struttura urbana, ma anche nel carattere della gente.
Diciamolo chiaramente: Castiglioni e i suoi abitanti hanno il medioevo nel DNA e ci portiamo dietro (mi ci metto anch’io), pregi e difetti di quella bellissima epoca a torto definita “oscura”.
Che Castiglioni nell’età di mezzo sia stato importante, lo indicano l’imponente cinta muraria, i basamenti di torri, l’area del Cassero e la sua rocca gigantesca, la presenza di grandi chiese e conventi, il numero degli abitanti stimato in quel periodo a circa 4500, una cifra notevole per l’epoca. In ultimo ce lo dice la sua collocazione geografica, posta allo snodo tra la strada che da Arezzo portava a Cortona e quella che, scendendo dai passi montani della Val di Chio, collegava il versante umbro e adriatico con la Toscana meridionale attraverso il porto di Brolio. L’unico in zona che permettesse di attraversare la palude.
Purtroppo un incendio nel 1529 ha distrutto buona parte dell’archivio e così abbiamo un vuoto documentario che va dal 1200 ai primi trent’anni del XIV secolo. Proprio il periodo in cui Castiglioni ebbe il suo massimo sviluppo.
Le opere d’arte rimangono però, a confermare quel passato glorioso. Opere che non riguardano solo la città murata, ma anche quello che veniva definito il “contado”.
In questo senso il museo della Pieve ci offre delle testimonianze incredibili e per certi versi semisconosciute.
La prima è la “Tonacella di Petreto”, un meraviglioso e raro paramento sacro decorato, i cui disegni preparatori sono attribuiti alla scuola del Beato Angelico.
Il secondo è un meraviglioso calice che era conservato nella chiesa di Ristonchia.
Il terzo, forse l’esempio più bello, è la Madonna di Petrognano del XIII secolo, una statua lignea di straordinaria fattura.
Insomma, immergersi nel passato e nella storia, qualche volta è più rigenerante di un tuffo in piscina e di un bicchiere di mojito ghiacciato. Non è detto che per tutti sia così, ma almeno provateci.

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Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.