A scrutare l'orizzonte che si apre per re-inventare un mondo nuovo

. Inserito in #madecheseragiona

Tra i tanti effetti negativi del Covid ce n'è è uno che va al di là delle conseguenze economiche: la corrosione del sistema di relazioni che stanno alla base della vita pubblica.

Tuttavia, questo periodo finirà e più che guardarci alle spalle dovremo scrutare l’orizzonte che si apre.
Qui dovrebbe entrare in campo l’intelligenza della politica di re-inventare un mondo nuovo.
Il presidente del Consiglio ha detto che «Il sogno europeo è garantire che nessuno venga lasciato indietro». Ma come si garantisce il diritto fondamentale alla speranza, alla sicurezza ed in ultima istanza alla felicità?
Si garantisce solo rafforzando strumenti come il programma Sure (Support to mitigate unemployment risks in an emergency)? E’ necessario ma non è sufficiente, perché il Covid non solo ha stravolto le nostre vite, ma ha messo in evidenza le fragilità e le profonde disuguaglianze del modello economico. Dove donne e giovani sono e le principali vittime degli effetti della pandemia sull’economia.
Il problema è dunque interno al sistema e su questo argomento la Sinistra potrebbe dire molto, anzi moltissimo. Purtroppo, come ha recentemente dichiarato Starmer, segretario del Partito Laburista inglese, «abbiamo perso la fiducia della classe lavoratrice».
Più che di classe lavoratrice, meglio sarebbe parlare di “mondo del lavoro”: chi il lavoro lo cerca, chi il lavoro ce l’ha, chi costruisce un'impresa, chi è precario, chi ha le capacità ma non ha le risorse, chi il lavoro l’ha perso.
La Sinistra, anche quella italiana, sembra caduta nell’illusione dell’utopismo tecnologico con il quale si pensa si possano risolvere per incanto tutti i problemi. Un’idea che nasce nella borghesia ricca e acculturata delle grandi città e che poco o nulla ha a che spartire con i pendolari che tutte le mattine prendono il treno.
E così le questioni centrali non sono più quelle del lavoro, della precarizzazione, della disperante solitudine delle periferie, dove prosperano prepotenza e malaffare, ma diventano quelle dei diritti delle minoranze, del politicamente corretto, della sub-cultura Woke che censura l’Aida di Verdi perché “è un concentrato di colonialismo e sessismo”.
A fronte di questo vuoto, la destra si muove con agilità, promuovendo parole d’ordine semplici, a volte indigeribili ma tremendamente efficaci. Occorre dunque dismettere i panni bianchi della tecno-burocrazia e rimettersi la tuta da lavoro, anche se questo significa essere politicamente scorretti perché, come disse una volta qualcuno, “fa parte di una buona educazione sapere quando sia opportuno essere maleducati”.

Tags: sinistra destra

Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.