Non c'è solo il covid, non possiamo lasciare soli gli altri ammalati

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Siamo in emergenza oppure pensiamo, come certe teste vuote, che il Covid non esista? Se siamo in emergenza, occorre prendere le misure necessarie per uscirne fuori

Detto questo, vorrei ricordare le sagge parole del Presidente della Repubblica di qualche giorno fa: "Le altre patologie non sono finite in lockdown. Troppi screening e cure sono rinviati per terapie che, come i tumori, non consentono pause e sospensioni”.
Di questo aspetto, decisivo per l’esistenza di tante persone, la politica e le amministrazioni sembrano interessarsi poco. Eppure i dati dovrebbero far suonare un campanello d'allarme, specialmente per patologie che necessitano di particolare attenzione, come le malattie oncologiche e quelle cardiovascolari. Più passa il tempo e più la situazione rischia di aggravarsi, perché si riducono le attività ospedaliere, compresi gli interventi operatori e la paura del contagio fa saltare le visite. Capita perfino che si eviti di chiamare il 118 per il timore di essere ricoverati e così, nel mese di marzo, le morti per infarto fuori dagli ospedali sono aumentate del 40%. Di fronte a questo scenario non si può far finta di nulla.
Leggo, nella nostra provincia, di polemiche sull’utilizzo degli ospedali di vallata per i malati covid. Polemiche prive di significato, in questo momento, perché la cura delle persone vale molto di più di qualche like su Facebook. Nondimeno comprendo le ragioni che hanno spinto i sindaci della mia Valdichiana a dire che non era possibile utilizzare per intero l’ospedale de La Fratta per l’emergenza. Sarei curioso di sapere se davvero questa ipotesi sia stata formalizzata con tanto di firma, timbri e protocollo, perché se così fosse, chi l’ha scritta andrebbe messo in manicomio. Tuttavia lo stesso impegno dei sindaci sarebbe utile spenderlo anche per tutti quei malati che, pur non essendo attaccati dal covid 19, soffrono di gravi patologie. Cosa vogliamo fare di loro? Sono diventati di colpo pazienti di serie B? Eppure la sanità è una sola, così come una è la vita. Questa epidemia non sta solo devastando la salute, sta progressivamente incrinando i rapporti collettivi, è un'emergenza sanitaria e al tempo stesso un'emergenza sociale. Troppe persone sono lasciate sole con i proprio problemi, abbandonate senza informazioni e senza risposte. Da questa situazione o se ne esce con un sentimento solidale, capacità organizzativa e spirito di squadra, oppure le ferite sociali rimarranno aperte per anni.

Tags: Sanità Covid-19

Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.