Nei panni degli altri per capire che la pandemia non ha colore

. Inserito in #madecheseragiona

Lo confesso, non so che significhi non dormire la notte per non sapere come arrivare a fine mese o pagare i dipendenti. Non so cosa significhi avere un’attività, costruita con fatica e vedersela cancellare in un momento da divieti e restrizioni.

Per questo, qualche volta tento di mettermi nei panni di chi mi sta davanti. Capisco così che quei cittadini e ristoratori milanesi o partenopei (nella foto le proteste a Napoli della scorsa notte, ndr), che urlano la loro rabbia, non sono pericolosi eversori, ma gente terrorizzata per il proprio futuro.
Però, dopo aver fatto questo, faccio un giro per gli ospedali, per i reparti di terapia intensiva e scopro lo sgomento negli occhi degli ammalati attaccati agli autorespiratori e mi domando: possibile che non sia possibile conciliare lavoro, economia e tutela della salute?
Si può. Lo si può fare solo con regole certe ed evitando di aumentare l’insicurezza che pervade le persone. Quanti danni ha provocato e provoca un’informazione sensazionalistica che, se va bene per i piccoli scandali, diventa un veleno sociale quando interviene su cose troppo grandi?
Creare scalpore è facile, proibire è facile, convincere è molto più difficile. Quanti provvedimenti, spesso cervellotici, potremmo evitare se ci attenessimo alle semplici regole necessarie per limitare il contagio. Uno dei problemi di questo Paese, insieme a tanti altri, è l’assenza di educazione, di etica e di senso civico.
Se questi elementari principi albergassero nella testa e nei comportamenti delle persone, non ci sarebbe bisogno di divieti ma di consigli, non ci sarebbe bisogno di coprifuoco, ma di autoregolamentazione, non ci sarebbe chi sbraita, ma ci sarebbe chi ascolta. Poche regole chiare e non una sovrapposizione di provvedimenti che portano solo confusione. E soprattutto l’obbligo di farle rispettare. Francamente rimango perplesso quando leggo che alcuni sindaci si sentono sovraccaricati di responsabilità. Basta con questa pantomima! E’ chiaro come il sole che non spetta al governo stabilire se una piazza o una strada devono essere controllate o soggette a norme particolari. Solo chi vive in quella città può sapere come vanno le cose. Il problema è che nessuno vuole scontrasi con nessuno, perché il potere (grande e piccolo) vive anche di legami, di mezze misure, di vedo e non vedo per non scontentare nessuno. In una fase come questa, dove ci sarebbe bisogno di concordia e unità di intenti, è da pazzi dividersi, tutti dovrebbero remare nella stessa direzione. Ancor peggio che ci si serva del Covid per raccattare consensi, una pandemia non ha colore, se non quello della disperazione.

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Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.