Bekaert fine corsa, tutti a casa. I lavoratori: "Colpa della politica. E ora resta una bomba ecologica" Video

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Prima un presidio davanti ai cancelli della fabbrica e poi un breve corteo fino al municipio dove è stata ricevuta una delegazione: a Figline Valdarno i lavoratori della Bekaert (ex stabilimento Pirelli) hanno protestato per il mancato accordo con l'azienda al Mise. Il fallimento del tavolo porta al licenziamento per tutti i dipendenti che figurano ancora in organico.

"Siamo davanti ai cancelli della Bekaert per denunciare quello che, dopo quasi 3 anni di lotta da una parte e pompose dichiarazioni ufficiali e promesse dall'altra, sta avvenendo. Tutti licenziati", lo sfogo di uno dei rappresentanti dei lavoratori Bekaert.
"Hanno ricollocato 60 persone alla Laika (la Fiom). Questo è stato fatto. Di tutto il resto si son dimenticati, di questo simbolo della crescita di un intero territorio. E chi governa questo territorio, con quella firma del 24 febbraio, ha decretato la fine dell'azienda. Questa è la rabbia più grossa. E questo lo sapevano tutti. Quindi basta, quando mi dicono la Bekaert, la Bekaert, la Bekaert. La Bekaert, si sa, i padroni son così, i padroni da che mondo è mondo vanno a fare profitto. Chi gli consente di fare questo è il vero responsabile e chi consente con le proprie azioni, con le proprie riforme di far sì che i lavoratori rimangano in mezzo ad una strada. La politica, il governo italiano e la politica del territorio. In questo caso la colpa è di loro. Ci siamo esposti e messi in gioco con risorse economiche proprie per fare una cooperativa. Oggi rimane una bomba ecologica. Ci sarà il problema recupero, che ricadrà sulle spalle nostre come cittadini".
In Comune la sindaca di Figline Valdarno Giulia Mugnai ha ricevuto una delegazione di lavoratori Bekaert e di sindacalisti della Fiom-Cgil, all'indomani del tavolo al Mise che ha sancito la fine degli ammortizzatori sociali per i 113 dipendenti. "Siamo nei palazzi del Comune a porre due importanti questioni", hanno detto i rappresentanti dei lavoratori:
1) che ne sarà dei 120 lavoratori licenziati, età media 50 anni, da 20-30 anni operai specializzati nella lavorazione della steel-cord? E dei lavoratori dell'indotto?
2) che ne sarà dello stabilimento dismesso, sulle spalle di chi cadranno gli ingenti costi di bonifica?
Ci aspettiamo risposte convincenti vista la decisione del governo territoriale presa il 24 febbraio scorso di firmare i licenziamenti di oggi.
"Come Comune - ha detto Mugnai - ci attiveremo insieme agli altri sindaci del territorio perché si possa trovare un percorso, una progettualità che metta in sicurezza tutti i lavoratori, perché a loro dobbiamo necessariamente una risposta in termini occupazionali".
 
 

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