Contagio Covid-19 equiparato a un infortunio sul lavoro, Macrì: "Rivedere la norma, l'Italia così non riparte"

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L'inosservanza delle norme per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro potrebbe determinare in capo al datore di lavoro una responsabilità civile e penale. Il presidente Estra: "Dannoso e pericoloso per la ripresa del Paese"

L’art. 42 del Cura Italia parifica il contagio da Covid 19 all’infortunio sul lavoro. Con tutte le conseguenze civili e penali per l’impresa e il datore di lavoro, che rischia un processo nel caso in cui un suo dipendente dovesse ammalarsi di Coronavirus sul posto di lavoro. L’equiparazione fatta dall’articolo 42 del D.L. n. 18/2020 tra infortunio sul lavoro e contagio da Covid-19, meritevole di ricevere la copertura assicurativa Inail, potrebbe portare infatti al coinvolgimento del datore di lavoro sul piano penale per i reati di lesioni o di omicidio colposo, con la specifica aggravante della violazione delle norme in materia di sicurezza sul lavoro. 

Francesco Macrì, presidente Estra: "Vi pare giusto?"

"Se l’impresa rispetta tutte le regole per la prevenzione e tutte le misure indicate nelle varie normative emanate in queste settimane - dichiara Macrì - non può essere ritenuta penalmente e civilmente responsabile dell’eventuale contagio di un dipendente. Per assurdo potrebbe lavorare anche in Smart Working. E’ evidente, per i modi in cui si diffonde il contagio e per le incomplete conoscenze sullo stesso Covid.
Scaricare le responsabilità sui datori di lavoro, così come prevede l’articolo 42 del “Cura Italia”, è non solo sbagliato ma anche pericoloso perché potrebbe provocare un rallentamento della ripresa produttiva del Paese e indurre molte aziende a prolungare l’utilizzo degli ammortizzatori sociali.
E’ quindi necessario che l’articolo 42 venga soppresso o modificato al più presto in quanto dannoso e pericoloso per la ripresa del Paese".

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