Al Teatro Pietro Aretino un originale percorso nel latino letterario

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Il prossimo 21 e 22 ottobre alle 21.15 presso il Teatro Pietro Aretino, PANTHERA REDOLENS – LA LINGUA DELLA POESIA ITALIANA, un imperdibile appuntamento a cura dell’associazione Castelsecco Aps in collaborazione con La Fondazione Guido d’Arezzo e il patrocinio del Comune di Arezzo.

Un originale percorso nella trasformazione del latino letterario nelle numerose varianti del latino volgare, lingue parlate dalle diverse popolazioni della penisola italica. Da quando iniziarono a farsi sempre più evidenti le divergenze fonetiche e lessicali, tra la lingua scritta e parlata dalle persone più colte e autorevoli, e la lingua parlata dal popolo.

Un processo affascinante che a partire dal III secolo d.C., portò le varie forme del latino volgare ad assumere la struttura di vere e proprie lingue, chiamate lingue neolatine o lingue romanze, da cui nascerà il “volgare” e quindi la lingua italiana.

Gli interventi, articolati in due giornate, hanno soprattutto l’interesse di rievocare attraverso la lettura e l'ascolto, la materia musicale che ha caratterizzato alcune fasi del processo della metamorfosi linguistica.

Programma

Venerdì 21 ottobre – Lapo Lani legge versi scritti tra il I sec a.C. e il XIII sec.

Nella prima giornata si ascolterà il suono della metrica latina, leggendo versi di Virgilio, Ovidio, Properzio, Catullo, una musica virile, decisa, materica. Quindi un ammorbidito mediolatino, adeguato alla musicalità delle canzoni e delle ballate. Per finire con la lingua volgare nel XIII secolo, ricca di forme espressive capaci di rendere fortemente orecchiabili, e quindi memorizzabili, i sonetti, i poemi, i poemetti, le ballate, le laudi, con Guittone d'Arezzo, Iacopone da Todi, Dante Alighieri e altri.

Sabato 22 ottobre – Andrea Matucci legge versi scritti nel XIX sec. e XX sec.

Nella seconda giornata si percorrerà il secolo della crisi e del progressivo abbandono delle forme metriche chiuse e regolari per arrivare, dal Leopardi dell’Infinito (1819) all’Ungaretti di Natale (1919), alla riconosciuta affermazione del verso e della metrica libera.Con ulteriori letture (Rebora, Gatto, Montale), si mostrerà poi come l’abbandono della regolarità del ritmo e della rima abbia avuto una compensazione nella ricerca di disarmonia espressiva adeguata alla modernità. Tutto si potrà dire o pensare della poesia contemporanea, ma di una cosa siamo certi, se non è musica di parole, e quindi non fa esprimere alle parole ciò che normalmente non esprimono, non è poesia, è solo prosa che va a capo.

Noi non sapremmo dire se il processo avviato dai letterati e dai poeti che hanno pazientemente codificato la lingua italiana a partire dal XIII secolo, per rendere accessibile a tutti il nuovo linguaggio, ma piegandosi poi a ulteriori semplificazioni e riduzioni avvenute nelle epoche successive, abbia ricoperto la superficie materica e tragica del mondo con una pellicola liscia e cromata, fino a nasconderla e a renderla irriconoscibile. Un mondo che certo oggi non è più lo stesso dei secoli scorsi. Per alcuni è addirittura peggiore. Ma sicuramente è molto più grande, più complesso, più profondo, più imprevedibile. Potremmo dire più "dantesco".

Per entrambi gli eventi ingresso gratuito previa prenotazione alla mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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