Un osservatorio dei fabbisogni professionali, Confindustria Toscana Sud e Irpet uniscono le forze

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Un Osservatorio territoriale dei fabbisogni professionali del sistema produttivo delle province di Arezzo, Siena  Grosseto che rappresenti un punto di riferimento per le istituzioni che si trovano a pianificare l’offerta formativa, per i giovani che insieme alle loro famiglie devono orientarsi tra i percorsi scolastici e per le imprese che cercano una risposta ai problemi di reperimento del personale.

La nuova iniziativa, insieme ad i primi risultati del lavoro svolto, sono stati presentati stamattina presso la Delegazione di Arezzo di Confindustria Toscana Sud, alla presenza del Presidente Fabrizio Bernini, del Direttore di  IRPET (Istituto Regionale Programmazione Economica della Toscana) Nicola Sciclone, dell’Assessore all’Economia, attività produttive, politiche del credito e turismo della Regione Toscana Leonardo Marras e di quello all’Istruzione, formazione professionale, università e ricerca, impiego, relazioni internazionali e politiche di genere Alessandra Nardini.

Il progetto di ricerca, che vedrà impegnati per i prossimi 3 anni Confindustria Toscana Sud ed IRPET, prevede diversi step di approfondimento fra loro collegati. La prima parte ricostruisce il contesto socio-economico territoriale, guardando sia alle caratteristiche del sistema produttivo locale che a quelle dell’offerta di lavoro, con particolare riferimento alla qualità del capitale umano. La seconda parte analizza i fabbisogni espressi dal sistema produttivo, utilizzando fonti di dati statistiche, amministrative ed indagini ad hoc. Infine, la terza parte analizza i fabbisogni prospettici, quelli che le imprese manifesteranno nel medio-lungo periodo per effetto, ad esempio, delle c.d. transizioni ecologica e digitale.

Soddisfatto il Presidente di Confindustria Toscana Sud Fabrizio Bernini che ha così commentato: “I dati nazionali del Centro Studi Confindustria evidenziano un mismatch fra le scelte formative dei giovani ed i fabbisogni delle imprese del 40%, una disoccupazione giovanile oltre il 20% e un tasso di abbandono scolastico in forte crescita; si tratta di dati inaccettabili se si pensa che l’Italia è la seconda potenza manifatturiera d’Europa e tra le prime economie mondiali. L’Osservatorio che abbiamo voluto creare insieme ad IRPET servirà a rafforzare il collegamento tra imprese, scuola, giovani e territorio e contribuirà ad attenuare il fenomeno del disallineamento tra domanda ed offerta di lavoro – ha spiegato Bernini -  i rapporti che verranno prodotti, basati su rilevazioni periodiche territoriali, forniranno evidenza di quelli che sono gli effettivi fabbisogni professionali del mondo produttivo della Toscana del Sud e saranno di supporto ai giovani per affrontare il loro futuro. Conoscendo e comprendendo la realtà in cui vivono, insieme alle loro famiglie potranno infatti scegliere con maggiore consapevolezza il percorso di studi più adatto per entrare nel mondo lavorativo. Le nostre aziende hanno bisogno di giovani per agganciare l’innovazione e spingere la ripresa”.

Il Direttore di IRPET Nicola Sciclone ha detto: “La disoccupazione giovanile non dipende solo dal ciclo economico, ma anche da elementi strutturali. Come ad esempio, il disallineamento tra sistema produttivo ed educativo nella domanda ed offerta di competenze e professionalità. Inoltre, i giovani non sempre hanno una chiara consapevolezza degli sbocchi occupazionali delle loro scelte formative. L’analisi che andremo a svolgere, di cui oggi presentiamo la prima fase della ricerca, intende fornire un insieme ragionato e selezionato di informazioni da offrire a famiglie, scuole, istituzioni locali ed imprese. Con obiettivi per tutti sfidanti: per le scuole, in modo da indurle a programmare una offerta formativa che prenda in seria considerazione, senza ovviamente restarne schiacciata, le esigenze del mondo del lavoro; per le famiglie, affinché le scelte scolastiche dei propri figli non siano influenzate esclusivamente dalle inclinazioni e dagli interessi individuali, ma siano anche guidate dalla consapevolezza delle opportunità d’impiego; per le imprese, al fine di elevarne la domanda di professioni e competenze, e con ciò cogliere la sfida del cambiamento ed evitare la trappola del sottosviluppo; per le istituzioni locali, infine, perché siano mosse alla costruzione di occasioni permanenti e continue di interazione e dialogo capaci di costruire un ponte fra scuola e lavoro. Arezzo ha una importante vocazione manifatturiera. Rilevanti specializzazioni settoriali che contribuiscono alla generazione di reddito ed occupazione dei territori locali. Quei settori, quelle specializzazioni chiedono tecnici e professionalità (adeguatamente evidenziate nel lavoro) di cui tenere conto per programmare una scelta formativa vocazionale, con corsi Iefp, Its, con appropriati indirizzi nelle scuole tecniche e professionali, che sia adeguatamente qualificata per essere attrattiva e premiante per la popolazione studentesca della provincia”.

Uno dei problemi più grandi che le imprese incontrano in questo periodo storico è la capacità di reclutamento di personale specializzato – ha commentato l’Assessore all’Economia della Regione Toscana Leonardo Marras – dunque, conoscere i fabbisogni di un sistema produttivo è la base per orientare le politiche pubbliche, ma anche l’occasione per una riflessione affinché siano le imprese stesse a proporre soluzioni. Da questo punto di vista mettere a disposizione loro un ecosistema del trasferimento tecnologico adeguato a livello regionale può aiutare a completare l’offerta più avanzata che alcune filiere richiedono sempre di più, con dinamiche molto rapide e quindi con la necessaria flessibilità e capacità di reazione ed adattamento ai cambiamenti”.

L’Assessore all’Istruzione, formazione professionale, università e ricerca, impiego, relazioni internazionali e politiche di genere Alessandra Nardini ha dichiarato: “Le politiche regionali devono fondarsi anche sulla rilevazione dei fabbisogni a livello territoriale, mettendo insieme le informazioni offerte da indagini scientifiche - come quelle di IRPET – con le conoscenze e le esperienze sul campo messe a disposizione dalle parti sociali. Si fonda su questo principio il metodo di lavoro che in questa legislatura abbiamo inaugurato con la sigla di Patti territoriali per la Formazione che hanno visto protagonisti i territori attraverso le parti sociali e le amministrazioni locali. Questo metodo di allargamento della concertazione ai territori ha riguardato anche la sperimentazione di nuovo Patto per il Lavoro definito con le parti sociali in Commissione regionale permanente Tripartita che ha visto poi allargare il confronto anche alle parti sociali territoriali attraverso l'istituzione di specifici tavoli provinciali. Per questo motivo apprezziamo i risultati dell’analisi condotta dal nostro istituto regionale di ricerca nel territorio aretino, sulla scia di una storica tradizione di studi sullo sviluppo locale – ha continuato Nardini -  I risultati confermano la necessità di proseguire con le politiche tese alla riduzione del mismatch, il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro, operando su specifici settori produttivi e mettendo in campo una stretta sinergia tra politiche del lavoro, della formazione e dell’istruzione. Abbiamo a disposizione un’ampia gamma di strumenti e di risorse: il nuovo Programma Garanzia Occupabilità Lavoratori previsto dal PNRR (GOL), il già citato nuovo Patto per il Lavoro e le risorse del nuovo settennato dei Fondi Strutturali europei, in particolare il Fondo Sociale Europeo, che ci richiamano ad un impegno senza precedenti che potremo affrontare con la collaborazione di tutte le parti sociali e di tutte le istituzioni locali. Il programma GOL in particolare rappresenterà una novità rilevante perché per la prima volta crea un collegamento stabile tra politiche di sostegno al lavoro realizzate mediante i centri per l’impiego e politiche della formazione, offrendo ai soggetti non occupati una possibilità concreta di rafforzare le proprie competenze mediante percorsi di aggiornamento e riqualificazione”.

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