Imprese aretine: il 62% sotto i livelli pre-Covid, il 4% a rischio chiusura. Moda, turismo e commercio sul lastrico

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Nell'ambito dell'indagine Excelsior, nel periodo 19 ottobre-2 novembre 2020 è stato effettuato un approfondimento dell'impatto che le attività del territorio hanno subito a causa dell'emergenza sanitaria ed economica causata dal coronavirus, dal quale emergono chiaramente le difficoltà con cui le aziende si devono confrontare quotidianamente

Considerando che l'indagine è stata svolta precedentemente all'entrata in vigore delle suddivisioni per aree di criticità (zone gialle, arancioni e rosse) e quindi prima delle successive maggiori restrizioni, è plausibile che attualmente il "sentiment" delle imprese sia più pessimista rispetto alle indicazioni che di seguito vengono riportate.

Il livello di attività delle imprese

Solamente il 38% delle imprese segnala di lavorare a regimi simili a quelli pre-emergenza. Ben più elevata è invece la quota di quelle che stanno lavorando al di sotto dei livelli precedenti: si tratta del 58%, a cui si aggiunge un altro 4% circa che ha l'attività sospesa e/o valuta la chiusura. La provincia di Arezzo sembra più colpita dalla crisi rispetto alla Toscana e all'intero territorio nazionale, mostrando numeri più alti per le imprese che sono ancora al di sotto dei livelli pre-crisi. Il 3,6% potrebbe essere a rischio chiusura.

Il manifatturiero allargato anche alle public utilities, complice il fatto di essere stato toccato meno di altri comparti dalla chiusura completa delle attività, mostra un impatto più limitato: la quota di imprese che opera a regime ridotto si riduce al 55,3%, mentre quella delle aziende con attività sospesa e/o per cui si valuta la chiusura scende all'1,6%. Non mancano, però, segnali di particolare criticità nel comparto moda (82% di imprese a regime ridotto e 4,6% di attività sospese/chiuse) e della carta-stampa (98,3% di imprese a regime ridotto). Per il momento sembrano meno colpite anche le costruzioni, grazie anche alle numerose misure di incentivazione che, con qualche difficoltà operativa, stanno però sostenendo un settore che dopo lunghi anni di crisi stava cominciando a vedere un primo timido risveglio.

Decisamente più in difficoltà il comparto dei servizi, nel quale la quota di imprese che sono al di sotto dei livelli pre-emergenza sale a quasi il 61,8% a cui si aggiunge un altro 4,8% a rischio chiusura. Se la passa particolarmente male il comparto dei servizi di ristorazione e turistici, per il quale la quota di imprese che sta operando a regime ridotto sale all'80,1% e, soprattutto, il 9,8% è a rischio chiusura. Disagi rilevanti anche per i servizi alle persone, in cui le aziende che stanno lavorando al di sotto della media sono circa il 73,9% e quelle a rischio chiusura il 4,5%. Il commercio, grazie al fatto che una parte delle sue specializzazioni merceologiche non ha subito provvedimenti di chiusura completa delle attività, pur mettendo in evidenza chiare difficoltà riesce a difendersi meglio: il 53,7% delle imprese sta lavorando al di sotto dei livelli pre-emergenza e un 3,2% si dichiara a rischio chiusura. Più limitato, infine, l'impatto sul comparto dei servizi alle imprese, in cui la quota di attività che stanno lavorando a livelli simili a quelli pre-emergenza e quella delle aziende che sono al di sotto di tale soglia sostanzialmente si equivalgono (49% contro 48,5%). Più bassa anche la percentuale delle imprese a rischio chiusura (2,6%).

La ripresa dell'attività economica

La maggioranza delle aziende aretine prevede che l'attività potrà tornare a livelli accettabili non prima del secondo semestre del prossimo anno (69%), mentre circa un quarto (25,8%) ritiene di poterlo fare entro i primi sei mesi del 2021. Solo il 5,2% ritiene che il recupero possa avvenire entro la fine dell'anno. Anche in questo caso la provincia di Arezzo appare un po' più in difficoltà della Toscana e dell'Italia.

Le previsioni delle aziende del manifatturiero sono migliori rispetto a quelle dei servizi. La quasi totalità (94%) ritiene che il recupero potrà verificarsi non prima del 2021 e di questa circa i due terzi (62,7%) stimano che occorrerà aspettare la seconda metà dell'anno. Di poco migliore il sentiment delle imprese edili, che nel 92% dei casi credono che sarà necessario attendere l'anno prossimo e in particolare il secondo semestre (57,6%). Nel comparto dei servizi le previsioni sono meno rosee: quasi i tre quarti (73,4%) ritengono infatti che la ripresa non arriverà prima della seconda parte del 2021 e per quasi il 22% potrebbe palesarsi nei primi sei mesi. Minima la quota delle aziende che pensa di poter recuperare livelli di attività accettabili entro il 2020 (4,7%). Anche in questo caso le previsioni più pessimistiche le presenta il comparto dei servizi di ristorazione e turistici, in cui ben l'84,5% è convinto che non ci sarà ripresa prima della fine del 2021.

Assunzioni e occupati nel secondo semestre 2020

Le misure messe in campo a sostegno dell'occupazione - Cig, fondi solidarietà, divieto di licenziamento… - per il momento sembrano in parte contenere il timore di ondate di licenziamenti: la maggioranza delle imprese (81,3%) prevede infatti che l'andamento occupazionale degli ultimi sei mesi del 2020 sarà stazionario. A fronte di una piccola schiera di aziende che si aspetta comunque un aumento degli organici (3%), emerge che il 15,8% al contrario ritiene che sarà necessario ridurli. La previsione di contrazione della forza lavoro è più elevata fra le imprese dei servizi (17,8%) piuttosto che nel manifatturiero (12,9%) o nelle costruzioni (9,7%). All'interno del manifatturiero sembrano esserci alcuni problemi in termini occupazionali per il 28,6% delle altre industrie - che comprendono il settore orafo -, il 13% delle imprese metallurgiche e dei prodotti in metallo e il 10,5% delle industrie meccaniche ed elettroniche. Nel comparto dei servizi, oltre alle prevedibili prospettive negative per i servizi di ristorazione e turistici (il 40,2% prevede una diminuzione dell'occupazione), criticità emergono anche per i servizi alle persone (16%) e per il commercio (11%).

Il problema della liquidità

Le chiusure forzate delle attività economiche e le conseguenti diminuzioni del fatturato che hanno colpito la gran parte del sistema economico provinciale portano come ricaduta la difficoltà di mantenere un equilibrio finanziario, in particolare per le micro e piccole imprese. Nel periodo preso in esame, oltre la metà delle imprese (il 55,2%) metteva in conto di avere problemi di liquidità nei sei mesi successivi, mentre il restante 44,8% per il momento non ravvisava complicazioni di questo tipo. Il disagio è molto più sentito nel comparto dei servizi, in cui la quota di imprese con carenze di liquidità tocca il 59,3% rispetto al 49,3% del manifatturiero e al 49,7% delle costruzioni. Non mancano però difficoltà anche all'interno del primo settore: i valori più critici emergono nella carta-stampa (73,3%), nel legno-mobile (64,7%) e nel comparto moda (50,8%). All'interno dei servizi i più colpiti sono quelli di ristorazione e turistici (79%), i servizi alle persone (73,5%) e i servizi di trasporto-logistica (65%). Un po' più bassa ma sempre elevata la quota di imprese che avranno problemi di liquidità nel commercio (52,1%).

L'export aretino

Le imprese esportatrici, a causa delle difficoltà che stanno interessando un po' tutti i mercati mondiali ad eccezione solo di alcune aree dell'Asia, mostrano di avere qualche piccolo impaccio in più rispetto a quelle che operano esclusivamente a livello nazionale. La percentuale di aziende che registrano attività simili a quelle pre-emergenza si attesta al 37,7% contro il 38,4% delle non esportatrici, mentre quelle delle aziende che stanno lavorando a regime ridotto sono il 61,6% fra le imprese esportatrici e il 57,6% fra le non esportatrici. Per quanto riguarda le prospettive di recupero, le aziende esportatrici sono orientate esclusivamente al 2021, in particolare alla seconda metà.

 

Impr. totali

Impr. esportatrici

Impr. non
esportatrici

Situazione dell'impresa

 

 

 

Imprese in attività a regimi simili a quelli pre-emergenza

38,3%

37,7%

38,4%

Imprese in attività a regime ridotto

58,1%

61,6%

57,6%

Imprese con attività sospesa e/o per cui si valuta la chiusura

3,6%

-

4,0%

Periodo di recupero previsto

     

Imprese ancora in fase di recupero:

86,1%

87,9%

85,9%

di cui, secondo il periodo di recupero previsto:
(quote % su imprese ancora in fase di recupero)

     

entro l'anno 2020

5,2%

-

5,8%

entro i primi sei mesi del 2021

25,8%

29,6%

25,3%

entro il secondo semestre 2021

69,0%

69,1%

69,0%

Imprese e digitale di fronte alla crisi

Le imprese digitali o in transizione digitale dimostrano una maggior capacità di tenuta alla crisi: stanno lavorando a regimi simili a quelli pre-emergenza il 45,6% delle prime e il 44,5% delle seconde, mentre fra le non digitali la quota crolla al 33,1%. Di conseguenza è più bassa la percentuale delle imprese che lavorano a regime ridotto: 52,4% per le digitali, 51,5% per quelle in transizione digitale e 63,1 per le non digitali. Per quanto riguarda le previsioni di ripresa, le imprese digitali si mostrano più ottimiste delle altre: il 9,3% pensa di riuscire a recuperare addirittura entro la fine di quest'anno, mentre le altre due categorie non arrivano alla metà di questo valore.

 

Impr. totali

Imprese digitali

Imprese in transizione digitale

Imprese non digitali

Situazione dell'impresa

 

 

 

 

Imprese in attività a regimi simili a quelli pre-emergenza

38,3%

45,6%

44,5%

33,1%

Imprese in attività a regime ridotto

58,1%

52,4%

51,5%

63,1%

Imprese con attività sospesa e/o per cui si valuta la chiusura

3,6%

1,9%

4,1%

3,8%

Periodo di recupero previsto

     

 

Imprese ancora in fase di recupero:

86,1%

82,8%

83,4%

88,5%

di cui, secondo il periodo di recupero previsto:
(quote % su imprese ancora in fase di recupero)

     

 

entro l'anno 2020

5,2%

9,3%

4,3%

4,5%

entro i primi sei mesi del 2021

25,8%

27,3%

27,4%

24,6%

entro il secondo semestre 2021

69,0%

63,4%

68,2%

70,9%

"L'approfondimento sulle conseguenze dell'emergenza sanitaria contenuto nel nostro rapporto Excelsior", commenta il presidente della Camera di Commercio Arezzo-Siena Massimo Guasconi, "conferma come l'impatto del Covid-19 sul sistema imprenditoriale presenta, per quanto riguarda l'intensità degli effetti, una significativa differenziazione tra i vari macrosettori".

"Da un lato infatti abbiamo il manifatturiero, le costruzioni, i servizi alle imprese e alcune specializzazioni del commercio, soprattutto quelle che hanno subito minori limitazioni di apertura, che mostrano una maggiore tenuta. La situazione risulta molto più difficile per i servizi alle persone e soprattutto per i servizi di ristorazione e per quelli turistici che, in assenza di una ripresa della mobilità interna e di quella internazionale, non possono recuperare livelli di operatività significativi.

È soprattutto la variabilità delle ondate di pandemia e il conseguente alternarsi di momenti di massimo allarme e fasi di quiete relativa a determinare un quadro di estrema incertezza, che crea difficoltà alla pianificazione e alla programmazione delle nostre aziende. Un contesto che sono convinto si modificherà rapidamente grazie alla campagna di vaccinazione contro il coronavirus e al piano europeo per la ripresa e la resilienza Next Generation Eu, il più ingente pacchetto di misure di stimolo mai finanziato dall'Ue".

"L'emergenza economica causata dalla pandemia", sottolinea il segretario generale dell'Ente camerale Marco Randellini, "è un evento di portata storica, difficilmente paragonabile ad altre crisi che si sono verificate in questi ultimi decenni".

"Per questo, come Camera di Commercio, abbiamo voluto predisporre un intervento straordinario che si è concretizzato nell'erogazione di contributi alle imprese attraverso sette specifici bandi per quasi tre milioni di euro. Anche in questa situazione emergenziale abbiamo comunque voluto dedicare particolare attenzione al tema della digitalizzazione. Si tratta di una scelta strategica per il nostro sistema economico, come testimoniato anche dalla rilevazione che presentiamo oggi e che evidenzia come le imprese con una 'maturità digitale' già acquisita o che siano in una fase di transizione digitale abbiano dimostrato una maggior capacità di tenuta nei confronti della crisi.

Anche per il 2021 quindi lavoreremo per aggiornare e far crescere la cultura digitale delle imprese sia favorendo la dotazione delle tecnologie fondamentali (cloud, cyber security, eccetera) sia accrescendo la competenza delle risorse umane. Su questo secondo aspetto l'impegno è condiviso con il Polo Universitario Aretino, che sta operando per la formazione di quelle figure professionali indispensabili ai processi di trasformazione digitale".

Tags: Camera di Commercio Imprese EF-A Massimo Guasconi Coronavirus Marco Randellini

Bianca Sestini

Bianca Sestini

Sono laureata in giurisprudenza e ho concluso il praticantato presso la Scuola di Giornalismo "Massimo Baldini" della Luiss di Roma. Parlo Inglese e un po' di Francese. Sono appassionata di fotografia, documentari e podcast della Bbc. Società, viaggi, cultura e scienza sono le aree che sono più curiosa di esplorare.