Responsabilità dei datori di lavoro per i contagi, Carlettini: "Improponibile, disincentivo alla riapertura"

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"Se le norme devono prevenire e proteggere anche nei luoghi di lavoro dalla diffusione del virus, ora che sta per subentrare la cosiddetta fase 2, è anche vero che l'equiparazione del contagio da COVID-19 a infortunio sul lavoro invece che a malattia apre una prospettiva molto discutibile". Lo dichiara in una nota la capogruppo di Fratelli d'Italia al Comune di Arezzo Giovanna Carlettini.

"Ovviamente è giusto mettere i dipendenti nelle condizioni di sicurezza e per questo confido nel grande senso di responsabilità degli imprenditori, ma il suddetto sillogismo spalanca la porta a potenziali profili di responsabilità penale del datore di lavoro. Il risultato che otterremo da questa disposizione sarà in prima battuta un disincentivo alle riaperture stesse. Gli imprenditori devono già tenere conto di fatturati crollati e dunque riflettere se sia conveniente o meno riaprire, devono mettere in atto protocolli all'interno dell'azienda, i disciplinari dell'INAIL e dell'Istituto Superiore di Sanità, che comportano costi, impegno e una rivoluzione copernicana delle loro vite. Se poniamo sopra le loro teste anche questa spada di Damocle della denuncia penale, rischiamo di vedere molte serrande abbassate.

È stata poi presa in considerazione la prospettiva del contenzioso legale e dunque dell'ulteriore accumulo di pratiche nei tribunali? Come farà un giudice a stabilire se e quando qualcuno si è ammalato in azienda, dinanzi alle tesi inconciliabili del lavoratore che accusa e dell'imprenditore che si difende? Chiedo dunque al sindaco, con un atto di indirizzo, di mettere in atto tutte le iniziative utili a indurre il Governo a modificare la norma in questione, esimendo dalla responsabilità il datore di lavoro che ha rispettato i protocolli di sicurezza".

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