Crisi, Binazzi: "Quale potenza di fuoco, se e quando arriveranno soldi, il rischio è che non ci siano più imprese" Ar24Tv

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La presidente CNA Arezzo Franca Binazzi: "Decreto liquidità? Ma quale potenza di fuoco da 400 miliardi. Si stabiliscano le condizioni di sicurezza ma si riparta in tempi brevi altrimenti molte aziende resteranno chiuse per sempre". 

Non usa mezzi termini Franca Binazzi, Presidente CNA Arezzo, nel commentare il pacchetto di misure per il credito contenuto nel decreto liquidità.

“Le nostre imprese hanno urgenza di liquidità per far fronte alle spese correnti per non far saltare tutta la catena dei pagamenti. Senza liquidità come si possono pagare stipendi, affitti, fornitori?  C’è il rischio di mettere in crisi famiglie e altre imprese. A un mese dal fermo deciso dal governo, i tempi non sono secondari per non rischiare il collasso”.

“Non ci sono certezze – precisa la Presidente CNA - neppure per l’automatismo nella concessione dei finanziamenti fino a 25.000 lasciando, di fatto, la valutazione del merito di credito, della durata e delle condizioni applicabili in mano alle banche. Non è sicuro neanche che un’impresa riesca ad ottenere credito aggiuntivo. Il decreto, infatti, prevede che il debitore possa consentire alla banca di non aumentare l’esposizione, ed essendo in posizione di oggettiva debolezza, potrebbe cedere alla richiesta della banca di sostituire posizioni in essere con crediti totalmente garantiti dallo Stato.

Come non restare delusi anche per la dimensione dell’intervento? Lo stanziamento potrà assicurare al massimo 20 miliardi di nuovi crediti pari all’1% del fatturato di tutte le imprese che possono essere garantite dal Fondo Centrale di Garanzia.

Siamo arrabbiati e sconcertati per un intervento annunciato come una potenza di fuoco e poi rivelatosi una trappola di burocrazia, cavilli, paletti; e con noi le tante imprese con cui siamo in contatto tutti i giorni e che confidavano di poter disporre a breve dei mezzi finanziari sufficienti per non essere costrette a chiudere.

Le fasi di emergenza richiedono nuove regole e misure straordinarie invece ci troviamo ancora una volta di fronte ad una montagna di burocrazia, ad una complessità operativa senza senso, che rischia di vanificare l’ammontare delle garanzie e di azzerarne gli effetti costringendo le imprese ad attendere mesi e mesi per ricevere i soldi che aspettano. Senza dimenticare che bisognerà attendere l’autorizzazione da parte della Commissione europea per permettere a Sace e al Fondo pmi di garantire i 400 miliardi di prestiti. 

In questo momento, così drammaticamente difficile, i provvedimenti hanno l’obbligo di essere veloci ed efficaci: serve un percorso rapidissimo per mettere a disposizione delle imprese nuovo credito senza burocrazia, senza procedure valutative, a zero interessi, con 24 mesi di preammortamento e 10 anni per la restituzione. Farlo in 6 anni non può essere sostenibile per molte piccole e medie aziende che invece avrebbero bisogno di risorse a fondo perduto per coprire i mancati ricavi provocati dal blocco delle attività produttive: è l’unica soluzione in grado di garantire la sopravvivenza delle imprese, una necessità senza la quale non si potrà nemmeno ragionare della cosiddetta fase 2”.

Progressiva riapertura delle attività con un protocollo di misure di sicurezza chiare e sostenibili” - sono le due priorità sollecitate da Franca Binazzi Presidente CNA Arezzo - “dobbiamo accelerare la Fase 2 per non pregiudicare la tenuta del sistema economico messo a dura prova dal lockdown che proseguirà fino al 3 maggio. Il decreto liquidità ha deluso le aspettative di far arrivare con tempestività alle imprese le risorse di cui hanno bisogno per fronteggiare l’emergenza economica causata dal Covid 19: troppi ostacoli e poco tempo per il rimborso, quando invece servirebbero procedure semplici e veloci e almeno 10 anni per restituire il credito”.

“Il fermo in queste condizioni le imprese non se lo possono più permettere, strette tra l’emergenza sanitaria e quella economica per il crollo del fatturato e della domanda. – è il monito della Presidente CNA che è anche vive Presidente CNA Toscana - Un mancato rapido riavvio causerebbe danni incalcolabili al sistema imprenditoriale, rallentamenti e paralisi in larghe fasce produttive di beni e servizi. Si stabiliscano quindi le massime condizioni di sicurezza ma si riparta in tempi brevi altrimenti molte aziende resteranno chiuse per sempre. Artigiani e piccole imprese chiedono a gran voce di allentare i blocchi, ma anche la disponibilità di dispositivi di protezione, a partire dalla mascherine, senza abbassare la guardia ed i controlli sulla diffusione del contagio”. 

“In questa fase diventa difficile capire perché un professionista possa lavorare nel suo studio, mentre all’artigiano che lavoro da solo nel proprio laboratorio o nel pieno rispetto di tutti i protocolli sia impedito di farlo.

La strada del riavvio richiede una roadmap per una riapertura ordinata ed in piena sicurezza, senza ricorrere ai codici Ateco, all’appartenenza alle filiere essenziali, alle deroghe specifiche. Il requisito diventa il rispetto delle misure precauzionali e, con il protocollo anticontagio, la ripresa non in ordine sparso ma con un piano operativo di aperture programmate in grado di condurre il sistema produttivo verso la piena ripresa dell’attività.

Come CNA Toscana facciamo appello al Governatore Rossi per un tavolo regionale nel quale costruire un “patto per la fiducia” tra Regione Toscana, Inail e servizi sanitari, associazioni di imprese e sindacati per la gestione dell’operatività nel corso dell’emergenza evitando contrasti che vanifichino gli sforzi. L’obbiettivo è elaborare le linee guida della riaperture in sicurezza, definendo tempi e modalità, regole certe, sostenibili e attuabili. Serve garantire l’approvvigionamento dei dispositivi di protezione, con finanziamenti a fondo perduto per gli investimenti delle imprese. Tornare nei laboratori, nelle fabbriche, nei locali produttivi e di servizi in una fase in cui l’emergenza sanitaria perdurerà ancora a lungo richiede interventi ripetuti ed onerosi per la sanificazione degli ambienti, la riorganizzazione degli spazi lavorativi, la nuova mobilità da e per i luoghi di lavoro, la reperibilità di mascherine certificate e tutto quanto necessario al distanziamento per il contenimento del contagio.

E allora artigiani e piccole imprese fanno appello a tutti i soggetti, pubblici e privati, perché si faccia in fretta. Mentre le nostre attività sono chiuse, la maggioranza delle aziende in Germania è aperta, come in Polonia ed Ungheria ed in generale sono a regime quelle degli altri paesi del nord Europa, mentre Austria e Danimarca interromperanno la serrata subito dopo Pasqua. Le nostre aziende, se non riapriranno in fretta, presto si troveranno a fare i conti con un mercato che nel frattempo si sarà riposizionato, con la difficoltà di recuperare spazi che altre imprese, di altri Paesi, avranno occupato”.

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Guido Albucci

Guido Albucci

Di tante passioni, di molti interessi. Curioso per predisposizione, comunicatore per inclinazione e preparazione