"Dammi i soldi o ti picchio", arrestato il terrore del ragazzi: 14 rapine in due settimane

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La Squadra Mobile di Arezzo ha arrestato un giovane di 20 anni resosi responsabile di una serie di rapine ai danni di studenti delle scuole medie e superiori di Arezzo. 

La Squadra Mobile della questura guidata da Francesco Morselli, ha individuato il 20 enne, B.F. le iniziali del nome, di nazionalità kossovara, regolare, pluripregiudicato. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, avrebbe messo a segno almeno 14 rapine ai danni di altrettanti ragazzini, fermati all’uscita da scuola: denaro, smartphone e altri effetti personali, finivano nel mirino del ragazzo, che avrebbe aggredito con violenza le sue vittime, fingendo anche di essere in possesso di un coltello in tasca per essere più convincente.

Tre anni fa B.F., da minorenne, aveva iniziato a mettere a segno piccoli furti: in concorso con altri connazionali aveva derubato esercizi commerciali di Arezzo. Successivamente, il 20enne è diventato un rapinatore con pochi scrupoli, prendendo di mira minorenni anche per pochi soldi e cose di scarso valore: 14 le denunce sporte in appena due settimane da altrettanti ragazzini di Arezzo che, insieme ai loro genitori, si sono recati in questura per raccontare le aggressioni subite, alcune particolarmente violente.

In un caso, il giovane avrebbe rotto il setto nasale della vittima con un pugno per appropriarsi del suo cellulare. Gli episodi si sono consumati in zone di passaggio degli studenti: in via XXV Aprile, zona Parco Pertini, nel sottopassaggio di via Trasimeno. Il 20enne individuava le proprie vittime quando erano isolate e le colpiva all’uscita di scuola, dopo un accurato pedinamento.

“Dammi i soldi o ti picchio”: questo l’approccio utilizzato dal 20 enne con i ragazzi rapinati. La più giovane delle vittime  ha 12 anni. Il Kosovaro non si faceva scrupoli ad aggredire anche quando le vittime erano in gruppo, vista la sua stazza fisica. Ascoltate le testimonianze, dopo una rapida indagine, il 20 enne è stato individuato e arrestato. Secondo gli inquirenti, i casi potrebbero essere molti di più, non denunciati per timore di ritorsioni da parte del violento kossovaro.

 

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