Morto sulla SR 69, omicidio stradale: operaio diede fuoco all'auto e ne simulò il furto

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Guai seri per un operaio italiano: invece di fermarsi per soccorrere la vittima, si diede alla fuga senza una meta, abbandonò l’auto in aperta campagna e rientrò a casa a piedi. Il giorno dopo, tornato nel luogo dove aveva abbandonato l’auto, la incendiò, poi denunciò il furto. 

Individuato l’uomo che nella notte del 1 marzo investì, uccidendolo, un senza tetto che si trovava a vagare, in tarda notte, sulla strada regionale 69 del Valdarno Aretino.

I Carabinieri di San Giovanni Valdarno, a conclusione di un’articolata attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Arezzo, sono riusciti a ricostruire che quella notte l’uomo, un operaio italiano incensurato, aveva trascorso una serata in compagnia in pubblico locale di Loro Ciuffenna: proprio durante il tragitto di ritorno era avvenuto il fatale impatto, verosimilmente poiché il giovane non si era accorto della sagoma del senza tetto al lato della strada.

L’uomo, dopo essersi accorto dell’accaduto, invece di fermarsi per soccorrere la vittima, si era dato alla fuga senza una meta decidendo, infine, di abbandonare l’autovettura in aperta campagna e fare rientro a casa a piedi.

Nel primo pomeriggio del giorno successivo, era ritornato nel luogo dove aveva abbandonato l’autovettura, per darle fuoco: il veicolo, una fiat 500, è risultato così completamente distrutto, tranne la targa anteriore.

Successivamente, l’uomo si era recato presso la Stazione Carabinieri di San Giovanni Valdarno per denunciare il patito furto dell’autovettura, in circostanze che sono parse subito sospette per l’inconsistenza del racconto.

Nel frattempo i Carabinieri della Compagnia di San Giovanni, intervenuti sul posto già dalle prime luci dell’alba, avevano già provveduto a tutti i rilievi del caso e passato al setaccio tutte le telecamere ritenute d’interesse, da quelle pubbliche a quelle private, acquisendo i primi elementi utili che hanno permesso di concentrare i sospetti proprio sul proprietario dell’automobile data alle fiamme.

I Carabinieri, il 31 marzo, quindi, hanno effettuato, su delega della Procura della Repubblica di Arezzo - che aveva concordato con gli elementi fino a quel momento raccolti -, una perquisizione domiciliare presso l’abitazione del soggetto: alla vista dei militari l’uomo, però, non ha retto più al peso che sentiva dentro e, messo alle strette, ha deciso che sarebbe stato più utile collaborare, fornendo riscontri che sono risultati utili e che sono stati rimessi al vaglio dell’autorità giudiziaria.

Al momento il soggetto risulta, pertanto, indagato in stato di libertà per i reati di omicidio stradale aggravato dalla fuga, incendio con l’aggravante di aver cercato di inquinare e distruggere le prove e simulazione di reato in relazione alla falsa denuncia di furto.

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