L'amore senza confini di Gabriella Rossi: "Porto in Africa la generosità aretina"

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La Dott.ssa Gabriella Rossi, presidente Tecla Onlus, appena rientrata dal suo ultimo viaggio in Madagascar, accetta di raccontarci realtà completamente diverse dalle nostre, i risultati raggiunti dall’associazione e i nuovi obiettivi da conseguire.

L’associazione Tecla Onlus nasce ad Arezzo nel 2010 e si è posta fin dall’inizio l’obiettivo di aiutare le comunità bisognose. La Dott.ssa Gabriella Rossi, presidente dell’associazione, è appena rientrata dal Madagascar, dove si era recata con due amiche per costruire una casa-famiglia per bambini affetti da piede torto. Nonostante questa non sia una delle prime missioni di Gabriella, niente può nascondere il suo entusiasmo nel raccontarci avventure e disavventure vissute. Quando parla non si può fare a meno di essere travolti dalla sua passione e dalla sua vivacità che riesce a trasparire anche da una semplice chiamata telefonica.

Giulia: Recente il suo rientro dal Madagascar. Per quale motivo è partita?

Dott.ssa Rossi: Sono andata in Madagascar per inaugurare una casa-famiglia per i bambini da 0 a 3 anni affetti da piede torto, Casa-MammeQuesta problematica è importante nel Madagascar, ha un’alta incidenza. Dobbiamo considerare che questa patologia, in un contesto in cui si muore ancora di tubercolosi, malaria, parto, riveste il ruolo di evento eccezionale, di un qualcosa a cui non si sa come reagire. Il costo elevato della sanità e la mancanza di medici hanno portato alla decisione di creare, con la collaborazione delle suore Malgasce, dei centri di accoglienza per i bambini con il piede torto. Io, in particolare, sono andata a Mahasoa nella provincia di Ihosy, dove si trova una comunità gestita da padre Eugenio, prete missionario che vive lì da più di 50 anni assieme alle Sorelle Malgasce. Durante il nostro soggiorno la comunità ci ha accolti calorosamente, sanno bene che ci impegniamo nell’aiutarli e nel sostenerli nei loro progetti, che poi diventano anche i nostri.

La nascita di questa casa-famiglia ci aiuterà nel raggiungimento di una diagnosi precoce, effettuata appunto sui bambini da 0 a 3 anni, che permetterà di intervenire con la sola fisioterapia senza dover ricorrere a interventi ortopedici. Questa patologia è inoltre accompagnata dalla malnutrizione cronica che, oltre a rendere i bambini rachitici pregiudica anche il loro sviluppo a livello cognitivo. Proprio alla missione ho avuto modo di vedere il caso di una bambina di tredici anni divenuta rachitica a causa della malnutrizione cronica e costretta a muoversi con il girello.

Casa-mamme consta di 10 letti, il che è un vero e proprio lusso in Madagascar giacché le stesse case vicine alla missione nemmeno lo hanno un letto; è fornita di bagni e le madri possono dormire all’interno della casa con i figli ricoverati. Il giorno seguente all’inaugurazione della casa-famiglia c’erano già due bambini che ne usufruivano.

La missione inoltre non è lontana dalla provincia, infatti dista da Ihosy solamente 20/25 km ma il problema è la strada: non c’è pista, dobbiamo guadare ben due fiumi per andare a Ihosy e ovviamente se piove si rimane bloccati. Devo dire che, ad ogni modo, in questa missione siamo stati abbastanza fortunati: c’è il generatore, quindi abbiamo la luce. Ricordo invece una missione ad Antsirabé dove era necessario l’utilizzo di candele; due anni fa a Vohipeno mi è addirittura capitato di dovermi lavare con l’acqua piovana. Questa missione riveste un ruolo di oasi felice per i servizi che riesce a fornire.

Giulia: Quali sono le patologie che colpiscono maggiormente il Madagascar?

Dott.ssa Rossi: In Madagascar le persone vengono colpite da malattie banali. Sono morte tante persone di morbillo, di gastroenterite, polmonite. Abbiamo avuto modo, purtroppo, di conoscere il caso di un bambino che è rimasto senza braccio perché è caduto da un albero e, richiedendo l’aiuto dello stregone, si è arrivati all’infezione del braccio del bambino. Si ricorre spesso a questi metodi alternativi a causa del costo della sanità e, anche se si decidesse di ricorrere a cure mediche, l’ospedale è spesso irraggiungibile a causa delle strade inesistenti. Anche il tumore al seno presenta grandi difficoltà di azione: terapie obsolete con un costo spropositato legato alla difficoltà, se non impossibilità, di raggiungere il capoluogo. A tutto questo si lega penuria di specialisti: ortopedici, dentisti.

Giulia: Ci sono altri progetti in corso che vorreste realizzare?

Dott.ssa Rossi: Attualmente stiamo cercando di aumentare il dispensario per fronteggiare un’altra criticità: il parto. La giovane ragazza che viaggiava con me ha assistito ad un parto avvenuto grazie anche all’utilizzo di un catino di plastica; un’altra partoriente non è nemmeno riuscita a raggiungere il dispensario ed ha dovuto partorire per strada. In seguito a questi avvenimenti ci è stato chiesto di raddoppiare il dispensario così da poter creare una struttura accogliente per partorire e una sala operatoria che permetta sia di effettuare il parto cesareo sia di fare interventi su i bambini con il piede torto. L’intento è quello di creare in questa missione un punto sanitario valido che possa aiutare tutti i villaggi limitrofi. È una spesa molto grande, per fare qualcosa che duri per sempre ci vogliono almeno 50.000 euro.

Giulia: Necessità di punti sanitari ma anche, vista la mancanza di personale medico, di formazione?

Dott.ssa Rossi: Sì, è molto difficile reperire personale sanitario. Nel frattempo, però, una suora è diventata ostetrica, un’altra ha imparato a leggere i vari esami, come ad esempio l’emocromo. Facciamo affidamento anche sul nipote della superiora che al momento frequenta il quarto anno di medicina e la cui carriera si basa su un nobile accordo tra i due: lei paga gli studi affinché lui, una volta laureato, rimanga in Madagascar e possa così aiutare alla missione.

Il Madagascar sta in ogni caso peggiorando su vari livelli, chi si forma se ne va. Prima era chiamato l’isola verde, adesso è definito l’isola rossa. L’appellativo è dovuto sia al colore del suolo sia alla deforestazione che si sta effettuando. Bruciano la foresta per poter costruire risaie e produrre carbone.  Al nostro arrivo, inoltre, eravamo preoccupate a causa di un allarme di peste ma poi mi hanno spiegato che la peste lì è endemica, sempre presente a causa della sporcizia. Un paese che non riesce a crescere.

Giulia: Quindi come in ogni angolo di mondo è la società in primis a dover essere cambiata?

Dott.ssa Rossi: Esatto, però la società per cambiare necessita di un’isola felice a cui aggrapparsi. Ha bisogno di un modello di lavoro, di pensiero, che possa aiutarli a migliorare. Nel nostro piccolo siamo anche riusciti a sostenere la richiesta delle suore di comprare delle api così da avere il miele per i bambini; in questa missione abbiamo verdure, galline, mucche. Possiamo dire di aver costruito un’isola felice.

Per chi volesse conoscere meglio la realtà di Tecla Onlus potrà partecipare l’11 gennaio ad un’apericena solidale che si terrà presso Villa Severi alle ore 17.

Per informazioni: 348 31 29 290 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Tags: Tecla onlus Gabriella Rossi

Giulia Senesi

Giulia Senesi

Laureata in Filologia, Letteratura e Storia dell’antichità. Sono una grande amante di viaggi e cinema; parlo inglese, spagnolo e un po’ di tedesco. Credo che la scrittura abbia un effetto catartico.